14 dicembre 2011

Le antiche sere
da Danilo

foto di M.Oviglia e D.Caneparo

Cercai ancora di raggiungerla, ma facevo fatica a camminare su quei sassi ricoperti di neve e a stento riuscivo a tenerle dietro.
Poi cominciò a salire sulle rocce, verso il diedro, quello che avevamo salito poche settimane prima.
Lasciai senza indugio la corda e anche l'imbragatura: dopo circa cinquanta metri si girò e mi aspettò sul terrazzino.

Non avevo paura di lei, ma mi metteva in soggezione; il suo sguardo non era sconosciuto, ma manteneva un alone di mistero che mi attirava.
Ecco pensai, quando riprese a salire, ora arriverà a quel cuneo lasciato e si convincerà una volta per tutte che avevo ragione io.
Ma del cuneo di legno non vi era più traccia, non potevo più dimostrare che avevamo salito la via.
Un' inflessione del suo sguardo mi parve un sorriso, ebbi come sempre la spiacevole impressione di avere i capi di una matassa che mai sarei riuscito a sciogliere.
In cima, tra i rododendri, mi dedicò ancora qualche minuto, poi sparì dietro un dosso lasciandomi con lo sguardo perso nel sole che risaliva i pendii dell' opposto versante del Vallone...
Ripensai ancora un po' alle sue ultime parole e risi tra me.
Sprofondando nella neve tra l'intricato intreccio di rami, ogni tanto mi giravo verso le scure lavagne nere e pensavo: "Anche oggi non è venuto nessuno..."






Testo di M. Oviglia e D. Caneparo

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